Lasciarsi un giorno a Roma

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Lasciarsi un giorno a Roma

Mica è facile vivere con un tacco incastrato nel tombino del passato? Mica è facile vivere come un pezzo di carta bianca sempre pulito, libero da quella valigia attaccata al cuore? Mica è facile ricominciare a parlare quando ormai il tuo vocabolario personale, che era il vostro, è morto? Perché il bene battezza “fiore” un ombrello e “montagna” l’unica persona che vorresti abbracciare.

Ma poi come si fa quando si inizia a parlare il mostrianese, la lingua delle circostanze, dei racconti bidimensionali, quando si dimenticano le “formule magiche”, quei modi di dire che testimoniano che due persone si “appartengono”?

Il bene ti fa diventare straordinariamente stupido, ma benedetta sia quella stupida leggerezza. Altro che palloncini all’elio, altro che mongolfiere! Benedette siano quelle notti a ballare in strada mentre Roma dorme e solo la luna, gli angeli di pietra e i gabbiani, che corteggiano il “monnezzaro” spiano la tua felicità.

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E benedetta sia la felicità anche quando cambia, quando pian piano si allontana per dar spazio a un lenzuolo bianco, una nuova pagina che stenti a vedere, ma che è lì e ti guarda sorridendo.

Come a dire “ma vedi quella là quanto è tonta, invece di guardare avanti, dove mette i piedi, inciampa ancora nel passato”.

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E cosa si fa con il primo tempo? Lo si mangia a morsi, digerendo le parole più belle, i ricordi più dispettosi, che più dimentichi e più incontri all’improvviso in una passeggiata in Via del Corso.

Li scorgi seduti su un’insegna luminosa e “ZAC..” ti sferrano un colpo di fioretto dritto al cuore. Così capisci che bisogna “lasciarsi un giorno a Roma“, bisogna lasciar circolare la nostalgia con la felicità fiorita, come sangue in movimento, che ossigena e manda via le tossine.

Non mura, ma finestre aperte per far passare aria, per vivere semplicemente d’ossigeno.

I tatuaggi hanno bisogno di ossigeno, di ossidarsi, di invecchiare per deformarsi. Lo stesso accade per gli amori idealizzati, o semplicemente con quelli che amori non son più e han la pretesa di esserlo per sempre.

Abbiamo bisogno di svegliarci per guardarli fin dentro le ossa e non trovarci nulla..o meglio ritrovarci noi stessi.

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VALENTINA SCANNAPIECO
va.scaneco@gmail.com

Illustratrice, consulente di marketing, scrittrice di racconti per bambini e appassionata di viaggi e cucina (fatata).